sabato 10 gennaio 2009

Immigrazione: viaggio tra speranza, intolleranza e convenienza.

Quanta ignoranza!!!

Informazioni di un occidente ricco hanno innescato sempre, da che mondo e mondo, un moto apparentemente inarrestabile di immigrazione. Sono migliaia, milioni le persone che cercano una vita migliore lasciando le proprie terre segnate da guerre civili, povertà, fame, abbandono. Specialmente i giovani, i quali hanno gli occhi più attenti ai media, sono attratti dal luccichio di un paese migliore, percepiscono un tenore di vita diverso, una società apparentemente pronta l'accoglienza ed in grado di soddisfare almeno i bisogni “familiari”. Ma non sempre è così. Il benessere tanto desiderato per se stessi e per i propri cari, spesse volte è un miraggio, che come tutti noi sappiamo è un fenomeno ottico che non corrisponde a verità. Malgrado ciò, è un miraggio per cui vale la pena rischiare la vita, per tendere, se non altro, ad un’esistenza dignitosa, migliore sicuramente di quella di partenza.
L’atto migratorio in se, sottintende quindi aspettative molto forti che giustificano il tragico abbandono della propria terra; l’esodo appare quasi una scelta priva di alternative. Di contro il paese ospitante si trova di fronte ad un problema di assimilazione, ma ha anche a disposizione molta più forza lavoro.
Secondo una stima fatta dalla Caritas italiana e dalla Fondazione Migrantes nel dossier annuale sull’immigrazione, sono circa 4 milioni gli immigrati regolari nel nostro paese, con una incidenza del 6,7% sul totale della popolazione. Il centro nord registra i due terzi dell’immigrazione nazionale, mentre solo un terzo il Mezzogiorno. I dati confermano per l’ennesima volta una minor pressione al Sud causa minor sbocco lavorativo. Nell'ultimo anno gli stranieri sono aumentati di circa mezzo milione, e la comunità straniera più grande è quella romena con un milione di presenze stimate. L’Italia è seconda solo agli Stati Uniti per immigrazione (12 milioni di stranieri), immigrazione che esattamente è stata vista raddoppiare ogni 10 anni dal ’70 al 2000.
La gestione di una buona politica migratoria è un compito piuttosto arduo per il governo italiano, la forza lavoro senza diritti conviene moltissimo agli imprenditori che ovviamente non vogliono rinunciare ad una massa operaia a basso costo. Quando si discute su una problematica come quella dell’immigrazione, invece di trovare compromessi, molto spesso si sfocia nell’intolleranza e nel razzismo, mentre la maggioranza istituzionale dà il benvenuto agli immigrati, i quali contribuiscono al nostro prodotto interno lordo per il 9%, tre punti in più rispetto all'incidenza sulla popolazione; non si capisce che senza i cittadini stranieri l’Italia non starebbe in piedi!
E’ ovvio che gli immigrati hanno un costo in termini di servizi e assistenza: i comuni italiani spendono per loro all’incirca il 2,4% della propria spesa sociale e tenendo in considerazione assegnazioni ed altre spese di carattere generale, si può stimare che attualmente si possa arrivare a una spesa sociale di un miliardo di euro, ampiamente coperta dai 3,7 miliardi di euro che assicurano come gettito fiscale.
Sono convinto che una futura organizzazione e gestione migratoria competente possa assicurare al nostro paese una marcia in più, a quel punto non esisterà più un miraggio di benessere, ma un benessere reale.