martedì 9 dicembre 2008

Cina a rischio recessione?

Decoupling o effetto farfalla?

Per più di 2000 anni l'economia della Cina si è basata su un metodo feudale, un élite di proprietari terrieri e su tutti dominava l'imperatore. Tutto ciò ha alternato periodi di elevata prosperità economica, a periodi di decadenza economica, per poi ritornare ad alti livelli.
Dopo la guerra dell'oppio, penetrò nel paese un'economia di tipo occidentale, tale connotazione portò allo sviluppo di porti, alla costruzione di ferrovie che garantirono la possibilità di scambiare merci con maggiore celerità. Tutt'oggi, l'economia cinese gioca un ruolo fondamentale nel mercato mondiale essendo divenuta una realtà sempre più competitiva. A partire dalla politica economica introdotta da Deng Xiaoping alla fine degli anni ‘70, l'economia cinese è sembrata svilupparsi con enorme velocità davanti agli occhi di tutti. Il mondo si è perfino allarmato davanti alla crescita della Cina, addirittura si prevedeva una marcia inarrestabile fino al 2020.
Tuttavia la Banca Mondiale ha corretto al ribasso le sue previsioni sulla crescita dell'economia di questo paese che nel 2009 sarà del 7,5% invece del 9,2% previsto. La causa del rallentamento del dragone cinese sarà senz'altro la diminuzione delle esportazioni nei mercati sviluppati, in primis quello americano. Pechino promuove già misure d'emergenza stanziando investimenti pubblici per quasi 600 miliardi di dollari. La recessione economica negli Stati Uniti, la stagnazione europea e l'assottigliarsi dell'economia giapponese, sono dei segni inequivocabili di una recessione economica globale. Molti sono i sostenitori del fatto che la Cina, essendo integrata nell'economia mondiale, debba per forza di cose essere risucchiata nel vortice di questa depressione economica, altri invece parlano di decoupling (sdoppiamento). Gli Stati Uniti non sono l'unico motore immobile dell'economia mondiale, le relazioni tra stati si moltiplicano e quindi la crisi di un solo paese può essere attutita altrove attraverso dei rapporti di mercato estranei alla crisi stessa; l'export può essere indirizzato verso altri lidi. Questo è il decoupling. In sostanza è una formula che va in antitesi con l'effetto farfalla di Edward Lorenz: “Può il batter d'ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?”
Un mercato parallelo è possibile, e gioverebbe anche molto all'Europa, tuttavia fin quando l'economia mondiale sarà scritta in dollari non si può pensare che l'andamento del mercato americano non abbia ripercussioni sul resto del mondo.
Forse sarebbe più corretto dire: "Il batter d'ali di una farfalla a New York può far crollare la borsa a Pechino?” .






martedì 2 dicembre 2008

Crisi finanziaria, un passo indietro.

Scoppia la bolla immobiliare e scoppiano i mercati.



Abrogare l'ICI e detassare gli straordinari. Questa era la soluzione in voga fino a pochi mesi fa per rimettere in cammino la crescita economica del nostro paese.
Al momento attuale invece, ci si appella allo Stato per poter aiutare le banche in crisi di liquidità.
La crisi finanziaria è ormai a livello internazionale. Per scoprirne la causa è necessario fare un salto indietro di circa 8 anni, facendo attenzione a quello che succedeva al mercato immobiliare americano.
All'epoca i tassi erano bassi e, grazie alle formule per i derivati, i mutui venivano concessi anche a chi, in modo evidente, non sarebbe stato in grado di sanarli. Nasceva un secondo “sogno americano”, il valore degli immobili cresceva sempre di più e quindi chi comperava in quel momento, aveva la possibilità di un guadagno nel futuro. Tuttavia questa strategia finanziaria subisce una battuta di arresto nell'agosto del 2007, periodo in cui i prezzi delle case cominciano a scendere, e nel giro di poco tempo, molte persone si ritrovano con un mutuo che sulla carta è superiore alla valore dell'immobile.
Esplode la cosiddetta bolla immobiliare, sono ormai moltissimi coloro i quali non riescono più a far fronte al pagamento del mutuo, si manifestano le perdite, il flusso del denaro si blocca, e i titoli diventano spazzatura. La crisi dilaga ed iniziano ad affondare “società-colossi” semipubbliche dal blasone secolare come Fannie Mae e Freddie Mac che avrebbero dovuto salvare il mercato dei mutui, e che invece sono state salvate esse stesse dalla Banca centrale degli Stati Uniti per una cifra intorno ai 200 miliardi di dollari!. Le perdite sono enormi per il sistema finanziario internazionale, e di certo il fallimento di Lehman Brothers e di Aig (American International Group), gigante mondiale delle assicurazioni, ha aggravato la situazione; il Nobel dell'economia Joseph Stiglitz pronostica un costo complessivo di circa 1.500 miliardi di dollari in tre anni, 2007-2009.
Si è paragonata l’attuale crisi finanziaria a quella del ’29, anche se si riscontrano molte differenze. All'epoca Wall Street crollò registrando una perdita che arrivò ad un picco dell’ 83%, e la disoccupazione raggiunse il 25 % della popolazione, ciò significa che un lavoratore su quattro perdeva il proprio posto di lavoro.
La recessione di fatto esiste, sarà ampia e prolungata, e coinvolgerà senz’altro i mercati di tutto il mondo.. Aspettando lo svolgersi di questo nuovo ciclo economico, non ci resterà che assistere a diverse “iniezioni di liquidità”, per sedare i mercati “malati” attualmente più a rischio.