martedì 2 dicembre 2008

Crisi finanziaria, un passo indietro.

Scoppia la bolla immobiliare e scoppiano i mercati.



Abrogare l'ICI e detassare gli straordinari. Questa era la soluzione in voga fino a pochi mesi fa per rimettere in cammino la crescita economica del nostro paese.
Al momento attuale invece, ci si appella allo Stato per poter aiutare le banche in crisi di liquidità.
La crisi finanziaria è ormai a livello internazionale. Per scoprirne la causa è necessario fare un salto indietro di circa 8 anni, facendo attenzione a quello che succedeva al mercato immobiliare americano.
All'epoca i tassi erano bassi e, grazie alle formule per i derivati, i mutui venivano concessi anche a chi, in modo evidente, non sarebbe stato in grado di sanarli. Nasceva un secondo “sogno americano”, il valore degli immobili cresceva sempre di più e quindi chi comperava in quel momento, aveva la possibilità di un guadagno nel futuro. Tuttavia questa strategia finanziaria subisce una battuta di arresto nell'agosto del 2007, periodo in cui i prezzi delle case cominciano a scendere, e nel giro di poco tempo, molte persone si ritrovano con un mutuo che sulla carta è superiore alla valore dell'immobile.
Esplode la cosiddetta bolla immobiliare, sono ormai moltissimi coloro i quali non riescono più a far fronte al pagamento del mutuo, si manifestano le perdite, il flusso del denaro si blocca, e i titoli diventano spazzatura. La crisi dilaga ed iniziano ad affondare “società-colossi” semipubbliche dal blasone secolare come Fannie Mae e Freddie Mac che avrebbero dovuto salvare il mercato dei mutui, e che invece sono state salvate esse stesse dalla Banca centrale degli Stati Uniti per una cifra intorno ai 200 miliardi di dollari!. Le perdite sono enormi per il sistema finanziario internazionale, e di certo il fallimento di Lehman Brothers e di Aig (American International Group), gigante mondiale delle assicurazioni, ha aggravato la situazione; il Nobel dell'economia Joseph Stiglitz pronostica un costo complessivo di circa 1.500 miliardi di dollari in tre anni, 2007-2009.
Si è paragonata l’attuale crisi finanziaria a quella del ’29, anche se si riscontrano molte differenze. All'epoca Wall Street crollò registrando una perdita che arrivò ad un picco dell’ 83%, e la disoccupazione raggiunse il 25 % della popolazione, ciò significa che un lavoratore su quattro perdeva il proprio posto di lavoro.
La recessione di fatto esiste, sarà ampia e prolungata, e coinvolgerà senz’altro i mercati di tutto il mondo.. Aspettando lo svolgersi di questo nuovo ciclo economico, non ci resterà che assistere a diverse “iniezioni di liquidità”, per sedare i mercati “malati” attualmente più a rischio.

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